La branda – The Cot

La branda

La gente non ci pensa ma in generale sparge più sale sulle ferite che sul proprio arrosto. Non che sia sbagliato dire la propria, ma si potrebbe comunque fare più attenzione a dove si mettono i piedi. La vita è un campo minato, fidati, te lo dico per esperienza. Sarebbe la volta buona che non combinerai un macello dei tuoi. Conoscevo un tale, si chiamava Arthur A. Booner. Faceva il meccanico proprio lì, dove ora sta il gelataio a vendere quelle sue schifezze. Ah… bei tempi quelli. Tempi in cui potevi girare nudo e fingerti un sosia di… non riesco a dirlo. Dio, mi fa ancora male pensare a… Bè, insomma, camminavo per strada, sono inciampato e vedi che d’istinto mi viene di attaccarmi proprio alla nerboruta schiena di Arthur. Preso dallo spavento si voltò per darmi un pugno in faccia. Lo fece. Svenni. Mi svegliai due ore dopo. Lui era profondamente costernato. Per scusarsi mi aveva fatto dormire sulla sua branda nell’officina. Era comoda, così comoda che feci finta di essere ancora svenuto e mi riaddormentai. Al mio risveglio lo ringraziai e me ne andai come se nulla fosse successo. Fine della storia.

Tu ora potresti pensare che tutto ciò che ti ho raccontato non abbia senso e che io sia solo un povero mentecatto. Ebbene, potresti avere perfettamente ragione, ma per tua iella e mia fortuna questo racconto ha una morale di grande importanza civica e sociale.

La comodità dovrebbe essere una prerogativa fondamentale in qualsiasi contesto lavorativo.

La branda, Antony Risi

 

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